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Itinerario d'Avvento 2015: la Seconda Domenica

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Avvento, periodo di dolcezza, periodo di delicatezza.
Avvento periodo da vivere con delicatezza, da vivere con il cuore, prestando ancora di più attenzione a se stessi (ai propri pensieri, ispirazioni, inclinazioni) e al prossimo.
Il Signore Gesù che sta per nascere, per prendere posto in tutti i cuori che lo accoglieranno con sincerità.

La seconda Domenica d'Avvento da vivere nella parola di Dio e con la parola di Dio.
La seconda candela d'Avvento da accendere, quella 'di Betlemme' che chiama tutti alla salvezza.

Il pensiero chiave che ci da questa Domenica è:
«Io sono uno che spera tutto da Dio».

Continuiamo il nostro itinerario, leggiamo il Vangelo di Domenica 6 Dicembre, e ascoltiamo il commento di Fra Francesco Mauro del Grosso, sacerdote e frate francescano, che ci segue in questo percorso d'Avvento.


Lc 3,1-6
 Dal Vangelo secondo Luca 
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

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Commento di Fra Francesco

II di AVVENTO
Dopo aver letto il Vangelo di questa seconda domenica di Avvento, mi colpisce l’inizio in cui vengono richiamati i nomi di Tiberio, di Ponzio pilato e di altri detentori del potere, civile e religioso. Certamente sono personaggi che hanno fatto la storia di quel tempo.
Mi colpisce, dicevo, perché avverto una sensazione di teatralità, di esibizione, di fragore al solo leggere le parole che creano un certo effetto: Tetrarca, Governatore, Sommi Sacerdoti…per poi leggere il contrasto che balza evidente nell’annotazione riguardante Giovanni: «nel deserto», luogo di ogni spoliazione.

Il deserto è il luogo dove si viene spogliati da ogni titolo, privilegio.
Immaginiamo un’esperienza di deserto; non c’è bisogno di andarci ‘fisicamente’. 
A volte è il deserto stesso che ci viene incontro…in certe situazioni dolorose vengono a cadere gli ‘addobbi dell’esistenza’, certi aspetti appariscenti e accidentali. Rimane l’identità essenziale.

Che cosa si è in quei momenti? Volendo usare la parole che abbiamo trovato nel Vangelo, potremmo dire che siamo: «Voce di uno che grida». 
Con questa differenza: tu puoi gridare la tua disperazione o puoi gridare la tua speranza. C’è chi grida solo la propria disperazione. Ma c’è chi grida la speranza, come Giovanni, nella quotidianità che non riserva privilegi, che non ha comodità, ma che ha il cuore colmo di fiducia.

Come si spiega questa fiducia? Perché la «Parola di Dio venne su Giovanni». Venne, ossia ‘scese’. Non è una parola tra quelle che sono in circolazione, logora, che non promette nulla, parola moltiplicata…è invece una Parola che scuote, conquista, commuove, trasforma e fa gridare la speranza perché parla di una salvezza. Questa Salvezza è per ogni uomo! 

C’è solo una condizione, però: «Preparate la via», dice il Vangelo. C’è da abbassare l’orgoglio, la presunzione di sé…beati noi se, portando dentro con molta umiltà il senso della nostra finitezza, sappiamo arrenderci alla Parola che salva.

Chi sei tu? Chi sono io? «Io sono uno che spera tutto da Dio». 

Pace e Bene

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