Boss in Incognito: le persone hanno un valore
Questo pomeriggio ho avuto modo di vedere in replica su Rai Due 'Boss in Incognito'.
Ormai la sfiducia è una costante, un buon programma decide di dare un messaggio positivo in un pigro pomeriggio invernale.
La pioggia batte dietro i vetri quando mi imbatto in questo programma. Ne avevo sentito parlare sulle guide tv, è andato in prima serata lunedi scorso, ma non l'ho guardato.
Il format è semplice: il capo di un'azienda si camuffa e si intrufola all'interno del suo sistema produttivo e organizzativo in incognito, per carpirne punti deboli e pregi sul campo.
Il boss che diventa apprendista, il padrone che diventa operaio, il ricco che si fa povero....poteva trattarsi del solito programma luogo-comune, infarcito di cattiveria, di ira e tavoli buttati all'aria (che fanno tanto ascolti): il clichè del capo che scopre le falle nella sua azienda, alterandosi e sbraitando contro gli operai rei di essere dei fannulloni, con urla e sbattimenti di porta annessi, poteva essere in agguato.
Stavolta è toccato a David Hassan del franchising '7 camicie', calatosi nei panni di Eddy, un tuttofare con il ciuffo e i capelli ossigenati.
Oggi ho avuto modo di vedere che invece non c'è stato nulla del genere, anzi al contrario il programma puntava molto sulla personalità e sulle storie private degli impiegati, mettendo in evidenza che essi non sono solo numeri o 'macchine da lavoro', bensì persone, con i loro problemi, le loro storie, le loro lotte quotidiane. Questo è stato l'aspetto più preso in considerazione.
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